Per lavoro, ma anche per passione, sviluppo software. Ho lavorato per anni in Italia, in aziende consolidate e startup, da dipendente, consulente, tecnico e fractional CTO. 

Da un paio d'anni lavoro per un'azienda europea tech medio-grande (circa 500 persone), uno degli unicorni europei. Non mi ha necessariamente sorpreso l'abilità tecnica delle persone che vi lavorano; anche in Italia ho conosciuto gente parecchio in gamba - sebbene, probabilmente, il livello medio che ho trovato è probabilmente più alto rispetto a quanto fossi abituato.

E' stato invece l'impatto con il management a stupirmi positivamente. Lo stile è radicalmente diverso da quello che generalmente trovavo; i manager sono fortemente orientati al team, a renderlo funzionale, efficiente, libero di lavorare al meglio. Il manager è il miglior aiutante di un team tecnico: è una via di mezzo tra un segretario e un allenatore, che toglie spesso le castagne dal fuoco agli sviluppatori e si prende in carico quelle parti di lavoro noioso che uno sviluppatore software non vorrebbe toccare, non perché non ne sia capace, ma perché gli fanno sprecare tempo prezioso o lo costringono a saltellare da un'attività all'altra, togliendogli concentrazione.

Racconto spesso che sento di aver avuto davvero un manager, per la prima volta in vita mia, solo nella mia posizione attuale.

Che cosa (non) facciamo in Italia?

Negli scorsi mesi e anni ho avuto modo di discorrere del tema in Italia con vari manager, responsabili delle risorse umane, dirigenti: una cosa che mi è saltata agli occhi è stata che, ogni volta che racconto di quelli che sono - a mio avviso - alcuni strafalcioni nella gestione italiana dell’IT, in particolare del personale, mi ritrovo con occhi sbarrati e pieni di sorpresa:

“Durante il mio MBA non mi hanno mai parlato di nulla del genere” 

“Non conosco davvero nessuna azienda che fa come ci racconti tu, e ne conosco tante”

“Mah, noi abbiamo sempre fatto così ed è sempre andata bene”

Ho anche provato a chiedere, a quelle stesse persone, quali sono i compiti di un manager o di un dirigente. La risposta, di solito, è piuttosto vaga o autoreferenziale: dirigere o guidare un team. Quando ho provato a chiedere ad un recruiter quali siano le abilità e conoscenze che vengono richieste ad un manager, la risposta principale è stata, più o meno da parte di tutti: aver guidato in passato un team più o meno delle stesse dimensioni.

(https://xkcd.com/703/)


Insomma, per usare un termine inglese di cui non trovo una buona traduzione italiana: trovo che molte delle persone con cui avuto modo di discutere il tema siano completamente clueless. Non c'è una consapevolezza del problema.

Da qui la voglia di analizzare alcuni problemi fondamentali del management tecnico all’italiana, e come provare a migliorare. Alcuni spoiler:

  • Non parlerò soltanto di stipendi; ma spiegherò quali sono gli errori che si possono fare nel determinarli e che cosa comportano, in particolare nei rapporti tra diverse aree funzionali;
  • Non parlerò soltanto di lavoro da remoto; ma tenterò di contestualizzare il suo valore.
  • Non parlerò di approcci teorici e sperimentali al management adottati solo in qualche startup un po' hipster; mi limiterò a ciò che è assodato e diffuso.

Parlerò invece di come, secondo me, siamo giunti alla scarsa efficienza della situazione attuale (spoiler: non siamo stupidi!), dell’importanza del lavoro del manager verso il team, e non soltanto verso il cliente o il mercato, del rispetto professionale che le figure IT meritano, e della necessità di cambiare approccio quando la squadra cresce e passa da un paio di consulenti a diverse figure interne.

La mia tesi è che

Il nostro approccio corrente al management tecnico, o meglio l'assenza di una cultura di management tecnico è il più grosso limite che abbiamo alla crescita, all'informatizzazione e allo sviluppo innovativo nel nostro paese.

Questo blog non è un’invettiva: nessuno nasce imparato. E’ un insieme di spunti che spero possano portare ad una dovuta crescita e un miglioramento del settore in Italia.

Le regole del gioco

Questo è un blog personale, non è un libro, non è un articolo su una qualche rivista. Non lo monetizzo, e potrete aspettarvi di trovare qualche refuso, qualche piccolo errore, qualche articolo non perfettamente riletto. Non agitatevi e comunicatemelo aprendomi un ticket, provvederò a correggere i problemi. Non per forza seguirò un ordine rigoroso negli articoli; non tutti i temi si prestano ad una trattazione strettamente lineare.


Tutte le storie di cui scrivo sono vere, capitate a me in qualità di dipendente o consulente, o capitate ad amici e colleghi che conosco personalmente. I dettagli, specialmente di quelle più riconoscibili, saranno cambiati per evitare che qualcuno possa sentirsi coinvolto oppure offeso. Spesso riporterò i fatti come se fossero capitati tutti a me, anche se non è per forza così.

Mi piace inserire, di tanto in tanto, delle immagini prese da varie fonti. Una delle mie fonti preferite, visto il tema, è Dilbert, ma il suo creatore Scott Adams è ultimamente sotto attacco per alcune dichiarazioni razziste e, in generale, poco felici. Mi dissocio da tali affermazioni, ma non credo che il valore di Dilbert sia intaccato dalle stesse, e continuerò ad usare le vignette quando mi sembra opportuno farlo.

Tutto è una mia opinione. Sentitevi liberi di dissentire o, ancor meglio, di discutere; i commenti sono aperti su tutti gli articoli di questo blog.

Nonostante il titolo - che so essere sgrammaticato, ma vuole richiamare Sex and the City - questo blog è rigorosamente in italiano, perché tratto questioni italiane per gli italiani.